La pianta della Cannabis sativa è fonte di un gran numero di principi attivi; essa produce una complessa miscela di sostanze chimiche, più di 400, una sessantina (66) delle quali formano il gruppo dei cannabinoidi (in questo caso, i fitocannabinoidi), termine che li distingue dagli endocannabinoidi che sono invece molecole della stessa natura, ritrovate in molte specie animali e soprattutto nell’uomo. Ad uso sperimentale e terapeutico vi sono anche i cannabinoidi sintetici. In questo post parleremo dei Cannabidioli e delle sue sottoclassi.

Cos’è il cannabidiolo

Il cannabidiolo (CBD) è un metabolita non psicoattivo della Cannabis sativa. Ha effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, antinfiammatori [1][2], favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico. Si è rivelato inoltre in grado di ridurre la pressione endooculare ed è un promettente antipsicotico atipico.

Il CBD potenzia l’efficacia analgesica del THC prolungandone la durata di azione (attivando il pathway serotoninergico a livello del rafe dorsale) e al tempo stesso ne riduce gli effetti collaterali su frequenza cardiaca, respirazione e temperatura corporea.

In particolare il CBD interagisce come antagonista verso i recettori dei cannabinoidi GPR55, verso i recettori vanilloidi TRPV1 e TRPV2 e come agonista verso i recettori per la serotonina 5-HT1a [3]. Il cannabidiolo è inoltre un antagonista, non specifico, dei recettori cannabinoidi CB1 e CB2, dei recettori per gli oppioidi MOR e DOR e di altri neurotrasmettitori.

Uso terapeutico

Secondo una ricerca di laboratorio effettuata nel 2007 da un’équipe del California Pacific Medical Center Research Institute, il cannabidiolo potrebbe essere in grado di bloccare il gene Id-1 che provoca la diffusione delle metastasi del cancro al seno, ma anche di altre forme tumorali.

Un successivo studio condotto dall’Università di Rostock, in Germania , confermerebbe proprietà simili dei cannabinoidi e in particolare, del metabolita detto cannabidiolo unito al THC, il principio attivo. Il professor Burkhard Hinz, che ha coordinato le ricerche, ha affermato che «nonostante siamo ancora lontani dal mettere in pratica la nostra scoperta in una terapia clinica, quello che emerge è che il cannabidiolo e il THC hanno potenziali effetti terapeutici utili nella lotta ai tumori». Entrambi contribuirebbero, infatti, alla distruzione delle cellule tumorali stimolando la formazione di una proteina specifica, la ICAM-1, in grado di agire sulla superficie delle cellule aggredite dal tumore.

Le prescrizioni mediche possono essere difficili da ottenere, a prescindere dal farmaco richiesto. Tuttavia, il CBD è legale in quasi tutta Europa e può essere acquistato sotto forma di olio di CBD, pomate per uso topico e altro ancora. Invece di mettervi in coda nella vostra farmacia, ordinate online i vostri prodotti. Gli oli di CBD sono molto facili da assumere e da dosare. Assicuratevi solo di acquistare prodotti correttamente purificati e privi di sostanze chimiche. Gli oli di CBD vengono estratti dai fiori di canapa senza l’uso di solventi, attraverso accurati processi che eliminano le impurità vegetali, gli additivi e qualsiasi altro agente contaminante.

Le sottoclassi dei cannabidioli

Acido Cannabidiolico (CBDA) [antibiotico]: è un cannabinoide minore con proprietà antinfiammatorie, antiproliferative, antiemetiche. Il CBDA ha molto in comune con il THCA, sono entrambe sostanze a base acida, non psicoattive, presenti nella pianta di cannabis grezza o naturale.

Cannabidiolo (CBD) [ansiolitico, antipsicotico, analgesicoanti-infiammatorio, antiossidante, antispasmodico]: CBD è l’acronimo di cannabidiolo, un cannabinoide messo in secondo piano dalla sua controparte psicoattiva, il THC. Il CBD riesce a contrastare gli effetti del THC, come l’ansia e battito accelerato. Sotto forma di olio, il CBD riesce a contrastare il senso di nausea e anche i sintomi di rigetto, spesso consequenziali alla nausea. Il CBD ha anche proprietà anticonvulsivanti, alcune ricerche hanno dimostrato che sarebbe molto efficace nelle terapie per trattare alcune forme di epilessia infantile, tra cui la Sindrome di Dravet.

La canapa ed il CBD contengono diversi componenti antinfiammatori molto benefici che contribuiscono ad inibire la sintesi dei lipidi. Il CBD, infatti, agisce sulle ghiandole sebacee umane, producendo una “triplice” azione anti-acne sulle cellule cutanee. Il cannabidiolo ha la capacità di sopprimere in modo naturale la proliferazione delle cellule.

Il CBD ha anche effetti energizzanti, capaci di rigenerare le energie e ripristinare le forze. Ciò è dovuto alla capacità del cannabidiolo di rafforzare le cellule del corpo umano, contribuendo alla loro corretta rigenerazione. Inoltre, il CBD è anche un ottimo antiossidante che promuove il senso di veglia non inibito dalla presenza di radicali liberi. Secondo uno studio pubblicato nel 2008, il cannabidiolo ha potenti proprietà antiossidanti, addirittura superiori a quelle della vitamina C e E.

Ma l’effetto più importante del CBD è quello che è stato scoperto negli studi recenti  l’efficacia del CBD nella riduzione dei tumori e nell’inibizione della proliferazione delle cellule tumorali. I cannabinoidi si legano ai recettori del nostro sistema endocannabinoide per ostacolare la formazione di metastasi tumorali, inibendo la possibile crescita del tumore e limitando la migrazione delle cellule tumorali nell’organismo. Le potenziali applicazioni della Cannabis per i malati di cancro sono ormai conosciute e scientificamente provate. Inoltre, i cannabinoidi hanno anche la capacità di alleviare gli effetti collaterali della chemioterapia, diminuendo dolori e vomito ed inducendo piacevoli sensazioni di euforia.

Le future ricerche partiranno proprio da quest’aspetto, perché è indubbiamente il più incoraggiante e il più promettente.

Cannabidiolo monoetiletere (CBDM);

Cannabidiolo-C4 (CBD-C4);

Cannabidiorcolo (CBD-C1);

Acido cannabidivarinico (CBDVA) è un cannabinoide non psicoattivo che si trova nella Cannabis; presenta molte qualità anti infiammatorie.

Cannabidivarina (CBDV): La CBDV è molto simile nella sua struttura al cannabidiolo, o CBD. Si ritiene che questo cannabinoide si ritrovi in concentrazioni più elevate nelle varietà di cannabis indica, e in particolare nelle varietà originarie dell’India. Le ricerche sulla CBDV sono ancora all’inizio, ma le scoperte sono già molto interessanti: Nel 2014, un team di ricerca italiano facente parte dell’Endocannabinoid Research Group ha ulteriormente studiato gli effetti di CBD e CBDV sui sintomi dell’epilessia indotti in laboratorio nei ratti. Questo studio ha scoperto che entrambi i cannabinoidi CBD e CBDV interagiscono in modo dipendente dal dosaggio con il TRPV1. Il TPRV1 è un particolare recettore presente anche nel corpo umano e noto sia per la sua azione regolatoria sulla temperatura corporea, sia per la sua capacità di trasmettere le sensazioni di dolore. Il recettore TRPV1 ultimamente è al centro dello sviluppo di molti farmaci contro il dolore: questi analgesici puntano alla riduzione dei segnali del dolore proprio tramite la desensibilizzazione del recettore TRPV1. Un modo per far questo consiste nell’introdurre una sostanza agonista al recettore per periodi prolungati di tempo, in modo da ridurre l’attività del TRPV1.  ricercatori hanno quindi simulato attacchi epilettici utilizzando tessuti cerebrali dei topi e hanno rilevato gli effetti di entrambi i cannabinoidi CBD e CBDV sull’evoluzione e sulla forza delle convulsioni. I risultati dimostrano che la CBDV è in grado di ridurre sia l’intensità, sia la durata delle crisi epilettiche grazie alla desensibilizzazione dei recettori TRPV1. La CBDV ha un grande potenziale nel trattamento dell’epilessia e nella riduzione sia della durata, sia della gravità delle singole crisi epilettiche.  la CBDV si trovi in concentrazioni più elevate nei ceppi di cannabis indica, nella canapa industriale e in altre varietà di cannabis a basso contenuto di THC. Questo fatto è molto positivo per gli utenti di cannabis medica che cercano di evitare gli effetti psicoattivi prodotti dal THC.
Ricorda però che solo perché un ceppo viene dall’India o ha basse concentrazioni di THC non basta a garantire che avrà elevate concentrazioni di CBDV. Per essere certo che una certa cannabis abbia i cannabinoidi che stai cercando verifica sempre i risultati dei test effettuati da laboratori attendibili.
Come già anticipato prima, la ricerca sulla cannabidivarina è ancora alle sue prime fasi. Ciò significa che c’è ancora molto da imparare su come questo particolare cannabinoide interagisca con il nostro corpo, e su come possiamo utilizzare la CBDV come medicinale. Fortunatamente, le opinioni e le legislazioni sulla cannabis hanno iniziato a cambiare e quindi i ricercatori in tutto il mondo potranno lavorare con la cannabis molto più facilmente e scoprire di più sulla CBDV e sugli altri cannabinoidi.