Negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare di coltura idroponica. A meno che non si faccia parte del settore, la domanda sorge spontanea: cos’è la coltivazione idroponica?

Per dare una risposta accurata ne abbiamo parlato con i fondatori (e veri esperti) di idroponico.it, così da potervi fornire spunti pratici e informazioni dettagliate.

Dunque.

È una tecnica di coltivazione che non utilizza il terreno per far crescere le piante. Di fatto è una coltura fuori suolo dove le radici non assorbono nutrimento dalla terra ma direttamente da una soluzione nutritiva, preparata dal coltivatore. Il terriccio è sostituito da un substrato, la cui funzione è semplicemente di sorreggere la pianta e far sì che la base si radichi saldamente. Come substrato si possono usare svariati materiali, dalla lana di roccia alla fibra di cocco. Alcuni coltivatori utilizzano anche ghiaia e sabbia perché facilmente reperibili, ma sono materiali difficili da pulire e vedremo più avanti che la pulizia gioca un ruolo fondamentale in questa tipologia di coltura. Secondo la maggior parte delle opinioni, la pietra lavica e l’argilla espansa restano il miglior substrato in commercio poiché sono molto porose e con un PH neutro.

La coltivazione idroponica potrebbe sembrare una tendenza recente ma in realtà ha una storia antica. La parola stessa deriva dal greco, hydro (acqua) e ponos (lavorare) e i libri di storia ci raccontano di giardini fuori suolo già ai tempi degli Aztechi e di Babilonia, con i famosi giardini pensili.

In effetti il nome sintetizza perfettamente le caratteristiche di questa coltura: la pianta viene irrigata con una soluzione a base di acqua e composti nutrienti. Questi nutrienti altro non so che le sostanze che la pianta assorbirebbe dal terreno se fosse nel suo habitat naturale. I nutrienti sono però privati di tutti i fattori di rischio che potrebbero inficiare lo sviluppo della piantina. Ad esempio, il terreno è un ecosistema in cui convivono batteri, larve e altri tipi di microbi che si nutrono anche di vegetali. Inoltre la terra ha un proprio livello di acidità che non è modificabile, a meno che non si decida di investire ingenti somme di denaro per acquistare fertilizzanti, concimi e sostanza che permettano di abbassarne o alzarne l’acidità.

I fattori sopra elencati si neutralizzano automaticamente quando si sceglie una coltivazione idroponica di canapa indoor poiché è il coltivatore che ricrea l’ambiente ideale per la canapa. Perciò si può tranquillamente affermare che le foglie assorbono solo ciò che le rinvigorisce e che, se curata correttamente, non c’è rischio che vengano danneggiate.

Avviare una coltivazione idroponica di canapa indoor

Nel momento in cui decidiamo di intraprendere una coltivazione di canapa indoor dobbiamo fare un primo passo fondamentale: studiare. In particolar modo, dobbiamo capire qual è l’ambiente ideale in cui la pianta di cannabis cresce bene, il periodo giusto e la qualità di substrato migliore.

Nel caso della cannabis, i materiali più adatti per il substrato sono:

  • lana di roccia, ottimo isolante termico in grado di trattenere l’aria più a lungo;
  • argilla espansa, impedisce la dispersione di ossigeno vicino alle radici;
  • fibra di cocco, mantiene un elevato tasso di umidità e gli ormoni presenti nella fibra stimolano la crescita della pianta.

Per quanto riguarda il fertilizzante, si può optare per minerali in polvere o da sciogliere nell’acqua. È importante che i macronutrienti contengano: azoto, potassio e fosforo. La soluzione acquosa deve contenere la massima quantità di ossigeno (tra i 19 e i 22 ° C). Per conoscere la concentrazione delle sostanze basta leggere l’etichetta del concime.

In sintesi, per incominciare la tua coltivazione indoor sostanzialmente avrai bisogno di:

  • un vaso per piantine;
  • substrato inerte;
  • serbatoio per la sostanza nutritiva e tubi di irrigazione (se necessario);
  • fertilizzanti;
  • misurini per il PH e per la temperatura;
  • una pompa d’aria per areare l’ambiente;
  • Una pompa d’acqua;
  • Un riscaldatore di acqua.

Sul mercato si trovano kit completi con tutto il necessario, ideali per chi si avvicina all’idroponica per la prima volta, sul nostro sito potete trovarne alcuni al link che vi abbiamo appena inserito.

Quale metodo scegliere per la tua idroponica

Dovrai poi scegliere come coltivare la tua marijuana idroponica. Esistono tipologie differenti di idroponica indoor.

DWC

Il Deep Water Culture  è il sistema più economico e facile da gestire. Le piantine sono sistemate in contenitori separati e vengono posizionati su un supporto immerso nell’ acqua. La sostanza nutritiva è disciolta nel liquido, in modo che le radici ne sono costantemente immerse.

Wick System

Il sistema Wick è il fratello del DWC System. All’ interno dei tubi di irrigazione si colloca una corda imbevuta di sostanza nutritiva. Il liquido viene guidato dalla corda attraverso i tubi e si diffonde nel vaso contenente la pianta. È un metodo molto semplice, non abbiamo bisogno di pompe ed è adatto per chi vuole fare un po’ di pratica prima di passare a sistemi idroponici più articolati.

NFT

Il nutrient Film Technique (NFT) è un metodo più complesso. La soluzione nutriente non è sciolta nell’acqua ma viene pompata dal serbatoio al canale di coltivazione. Il canale è inclinato verso il basso per permettere al liquido di finire nel tubo, irrorare le radici e poi essere riciclato nel serbatoio.  Questo sistema ha però un problema tipico: molto spesso la soluzione non riesce a fuoriuscire dal tubo e l’acqua finisce per diventare stagnante. In tali condizioni è molto facile che prolifichino batteri killer per la nostra pianta. Con qualche accortezza e monitoraggio in più è possibile risolvere l’intoppo modificano la struttura del sistema. In alternativa si può immergere un lembo di tessuto nella sostanza nutritiva e coprire completamente le radici.

Ebb and Flow

Nel sistema ebb and flow system non c’è contatto continuo tra le radici e l’acqua. Esattamente come il mare spinge le onde, qui la pompa spinge l’acqua nella vasca fino a quando quest’ultima si riempie. Dopo di che la pompa si spegne, il liquido scola nel serbatoio fino a che il livello della vasca si è abbassato e si è pronti a ricominciare. L’aspetto positivo di questo sistema è che le radici si ossigenano tra un’onda e l’altra.

Drip System

Il metodo più diffuso in ambito industriale è il Drip System. Essendo utilizzato da una moltitudine di coltivatori, ne esistono infinite varianti. Di base ogni pianta è alimentata da un dripper, garantendo a tutte lo stesso livello di nutrienti, acqua e ossigeno. Tutto ciò che la pianta non riesce ad assorbire confluisce nel serbatoio e poi viene nuovamente pompato nei singoli dripper. Il controllo dell’alimentazione è semplificato grazie ai dripper ,che possono anche essere automatizzati e programmati secondo le necessità della pianta.

Aeroponica

L’ aeroponica è molto differente rispetto ai precedenti sistemi. La soluzione di acqua, ossigeno e sostanze nutritive viene presa dal serbatoio e poi pompata nelle valvole. Queste ultime la nebulizzano vicino alle radici della pianta che la assorbono. In questo modo è garantito il massimo apporto di ossigeno alla pianta di cannabis, che non si troverà mai immersa nell’ acqua. Lo svantaggio dell’ aeroponica è di non essere molto economica però è ideale da installare se si ha poco spazio a disposizione e si vuol far sviluppare la coltivazione di cannabis in verticale.

Considerazioni finali

La coltivazione idroponica in casa richiede molta cura e una routine di mantenimento da rispettare. Alcune attività di monitoraggio possono essere svolte con cadenza settimanale mentre altre sono da eseguire giornalmente.

Ad esempio, ogni giorno dobbiamo ispezionare le piante e verificare che il PH si mantenga sempre leggermente acido, con un livello compreso tra i 5.5 e i 5.8. Questo perché l’acidità favorisce l’assorbimento dei nutrienti da parte della pianta e ne consente una crescita più veloce.

Gli strumenti utilizzati per la coltivazione devono essere sterilizzati prima e dopo ogni utilizzo. È un passaggio fondamentale per evitare che si formino batteri letali per le nostre piantine.  L’igienizzazione degli utensili può esser fatta con una soluzione a base di alcol, acqua e perossido.

Infine ogni settimana sarebbe ideale cambiare la soluzione di nutrienti.

Inizialmente potrebbe sembrare un processo macchinoso, in realtà si tratta di alcune semplici azioni che diventeranno abitudine per chiunque voglia praticare una coltivazione idroponica in casa.

Perchè scegliere l’idroponica

Per concludere, passiamo ora a capire i motivi che  dovremmo spingerci a scegliere questo tipo di coltivazione idroponica di erba.

Con la coltivazione indoor si può piantare cannabis ovunque, anche in luoghi che la natura ha reso ostili. La nostra piantina di marijuana crescerà in un luogo protetto, dove gli agenti atmosferici non potranno comprometterne la crescita. Nella coltivazione idroponica indoor non si rischia che il vento porti via i semi, che il sole e le eccessive temperature secchino le foglie o che il freddo geli la nostra piantina.

Inoltre si può scegliere di avviare una coltivazione idroponica indoor vicino al laboratorio dove vengono estratti i principi attivi. In questo modo si ha la garanzia di trattare canapa appena colta e di tagliare i costi di un eventuale trasporto.

Oppure vogliamo semplicemente cimentarci nella coltivazione di cannabis in casa per poi consumarla a scopi personali. Proprio come quando si gusta un pomodoro del proprio orto, fumare cannabis piantata e coltivata da noi ha tutto un altro sapore! E non è solo un modo di dire, l’ idroponica indoor è in grado di massimizzare le concentrazioni di cannabinoidi. È proprio da questi impianti che si ricavano quelle cime contenenti il 28% di THC.

Ultimo, ma non per importanza, l’impatto ambientale di fertilizzanti e concimi è praticamente nullo poiché questi aiutanti chimici non hanno possibilità di penetrare nel terreno.

In definitiva, avviando una coltivazione di marijuana idroponica ci sono molte meno variabili che possono alterare il tempo di crescita e maturazione della nostra piantina. Va da sé che la gestione diretta dei semi e il controllo sulla loro nutrizione garantisce una produzione maggiore, in tempi che possiamo calcolare con affidabilità.